E prese di nuovo in mano il ciondolo di argento alchemico,
tendendolo avanti come esempio di quello che intendeva dire.
«Anche. Ma non solo. Certo, una delle mie ambizioni sarebbe
di scoprire il segreto per produrre alchemicamente l’ambra, allora sì che
potrei pagarmi l’affitto da solo per il resto della vita, e magari anche
costruire un altro grande santuario in cima al monte, ma non è quello il mio
interesse principale, come ho già fatto capire….».
«Davvero? Non capisco a cosa alludete….».
«Vi ho parlato dei miei viaggi, dei segreti antichi che ho
conosciuto in paesi lontani, e della vana ricerca del luogo d’origine
dell’umanità, la Terra Santa
dove Sin parlò agli Uomini e ai Giganti. Sono quelli i misteri che desidero
svelare con l’alchimia. Con forme di alchimia poco o nulla conosciute nel
Veltyan».
«E cioè?».
«Andare oltre. Semplicemente andare oltre, ed esplorare
territori nuovi, mondi nuovi. Superare ogni limite, ogni traguardo. Varcare la Soglia , per addentrarci
nell’Altrove. Capite cosa voglio dire?».
«No, se non mi date qualche esempio concreto».
«Ve lo mostrerò. Vi darò molti esempi. Guardi qua, vi mostro
la mia biblioteca».
Lo invitò ad avvicinarsi agli scaffali, quelli presso la
parete divisoria, e gli fece notare come fossero tutti libri di alchimia
esoterica. C’erano molti libri che venivano guardati con sospetto o
disapprovazione dai benpensanti e dalle gerarchie sacerdotali del culto di Sil,
e ce n’erano altri che non aveva mai visto, né ne aveva mai sentito parlare.
«I libri religiosi sono sull’altro lato della libreria,
verso il camino. Questi li tengo vicino al mio laboratorio. Comunque,
m’interessa prima di tutto farvi vedere questo…».
Prese un grosso volume che si chiamava Misteri dell’Alchimia Antica, e la aprì a una pagina con un
segnalibro.
Sulla pagina di sinistra c’era una strana illustrazione che
mostrava uno stranissimo oggetto sospeso in aria, sullo sfondo di un paesaggio
visto dall’alto con campagne, città, fiumi e montagne. Sembrava una sorta di
sottile lastra rettangolare, con complessi disegni geometrici sul lato
superiore. Nella parte anteriore della lastra, sedeva un personaggio a gambe
incrociate, sopra un cerchio con un pentacolo inscritto, con in mano un cerchio
splendente che teneva teso di fronte a sé come un timone, e probabilmente lo
era, e che era legato con un sottile nastro al bordo del pentacolo.
Sul lato posteriore, invece, stava un altro personaggio,
anch’egli seduto a gambe incrociate, che dava colpi con due martelli
sferici su quella che pareva una campana
anch’essa brillante, fissata alla lastra sottostante da un supporto a “U”
rovesciata. Come facesse quell’oggetto a volare senza ali non si riusciva a
capire, né a cosa potesse servire la campana.
«Questo è quello che le leggende ricordano come un “tappeto
volante”, e che gli storici dell’alchimia chiamano “aerolastra alchemica”.
Riuscire a realizzarne una, è uno dei miei sogni più ambiziosi».
Velthur pensò che, se prima c’erano ancora dei dubbi che
fosse completamente pazzo, ora poteva metterci la mano sul fuoco. Ma i pazzi,
si sa, vanno assecondati finché non ti costa niente, se veramente ci tieni alla
pelle.
«E come funzionerebbe questa cosa?».
«Fino a poco tempo fa nel nostro paese la si credeva solo
una leggenda proveniente dai lontani paesi dell’Oriente, non si aveva la minima
idea di cosa fosse. Si credeva che fosse solo un tappeto magico fatto di
comunissima stoffa, che con qualche parola magica si librava nel cielo.
Poi un alchimista viaggiatore ha fatto interessanti scoperte
nella terra di Edan Synair. Io lo so: fu la nave in cui ero imbarcato a
portarlo là, per cercare i segreti dell’antica alchimia della città perduta di
Iubar e dei Giganti antidiluviani.
E lui mi rivelò alcune delle cose che aveva scoperto. Fu lui a farmi
interessare ai segreti dell’alchimia misterica e dell’alchimia cosmica. Questo
libro l’ha scritto lui. Nella terra di Edan