«Questo è il tanto conteso diario di Aralar. Lo consegno a
voi, dopo sette anni che l’ho tenuto nascostamente. Ho appena finito di
leggerlo, me lo sono studiato bene dall’inizio alla fine. Ho imparato da esso
tutto quello che dovevo imparare».
«E perciò, ora che che non vi serve a niente, lo
riconsegnate a me!».
«Non solo per quello, ma anche perché voi dovete sapere
molte cose sul conto del vostro defunto mentore. Nel diario, parlava anche di
voi. Ha scritto parole e frasi che mi hanno fatto capire che vi nascondeva
molte cose, e la cosa non mi ha stupito. Voi per lui eravate una novizia, una
ragazza ingenua che non doveva sapere nulla dei suoi veri intenti».
Una piega di disprezzo e sufficienza comparve sulla bocca di
Harali.
«Poco tempo dopo la morte di Aralar e la nostra ultima
conversazione, ricevetti la visita di quell’agente della Triplice Regina delle
Fate, quello gnomo di nome Azyel.
Mi disse che aveva una profezia da annunciarmi, da parte
della Triplice Regina delle Fate. Mi comunicò che se avessi dimenticato Aralar
Alpan e i suoi insegnamenti, la mia vita sarebbe stata lunga e serena. Quindi,
non avrei mai dovuto leggere il suo diario, né studiare i suoi libri di
alchimia. In ogni caso, la Triplice Regina mi ordinava di lasciarvi in pace, e
io ubbidii».
«E se invece aveste continuato sulla strada che lui aveva
tracciato per voi?».
«Mi disse che avrei avuto potere e ricchezza, ma solo per
alcuni anni, poi l’Altrove, cioè l’Ignoto, mi avrebbe inghiottito, come ha
inghiottito Aralar. Ha detto proprio così, “l’Altrove, dopo alcuni anni, ti inghiottirà”.
Non gli risposi niente, quella volta. Non ce n’era bisogno.
Conosco troppo bene le Fate e i loro ambigui pronostici per
lasciarmi ingannare da loro. Cosa vuol dire “inghiottito”? Tutto e niente!
Quello che voleva dire lo Gnomo era che, se avessi
proseguito sul cammino in cui mi ha introdotto il mio maestro, neanche loro
avrebbero potuto dirmi che fine avrei fatto. Di fronte all’Altrove la loro
vista si spegne, lo sapete.
È quasi comico. Le Fate
mi vengono a dire che il futuro è un terreno ignoto, cosa che noi Uomini
sappiamo fin troppo bene, e per questo andiamo dalle Fate a farci fare dei
pronostici, e loro vorrebbero che io ne rimanessi spaventata! Alle volte mi
chiedo se veramente sono in grado di leggerci nella mente, dato che non
sembrano capirne molto! Così gli sorrisi, e continuai per la mia strada.
Avevo già preso la mia decisione, fin dal primo giorno in
cui avevo conosciuto Aralar. Sapevo benissimo che mi stava nascondendo molte
cose, era proprio quello che mi affascinava in lui. Il mistero e la speranza
della rivelazione di esso. Sapevo che mi avrebbe fatto uscire dalla mia grigia
e monotona vita in quel fatiscente villaggio infestato dalla miseria e
dall’ignoranza, dimenticato in mezzo alle colline e ai boschi.
Mi aveva fatto vedere orizzonti nuovi. Voi mi avete
interessato, dottore, anche voi mi avete dato la speranza di poter uscire dalla
mia vita, ma mi avete dato solo la speranza, null’altro. Aralar mi aveva dato
delle certezze, e mi aveva parlato di cose grandiose, molto più magnificenti ed
entusiasmanti di quelle di cui avreste potuto parlarmi voi, anche dando il
vostro massimo.
Non l’avete capito, e tantomeno potevano capirlo le Fate.
Loro leggono nelle anime degli Uomini, ma non ne capiscono i sogni, perché sono
sogni che travalicano ogni loro pensiero.
Loro vedono il futuro, ma noi vediamo oltre l’orizzonte.
Aralar le superava in ogni senso. Non avrebbero potuto
leggere i suoi pensieri, tantomeno la sua anima. I suoi pensieri avrebbero
bruciato le loro menti.
Io l’avevo capito, quanto era grande quell’uomo, l’ho capito
nonostante io sia stata sua allieva per pochi mesi. E lui aveva riconosciuto in
me la capacità di imparare i suoi segreti. Me li avrebbe rivelati, un giorno.
Ne sono sicura».
«Era un essere malvagio, Harali. Prima di venire a vivere
qui, aveva commesso molti furti e saccheggi e persino alcuni omicidi, per
raggiungere i suoi scopi. Era malvagio ed era pazzo. Faceva opere alchemiche al
limite del lecito, giocava con forze sconosciute, e alla fine quelle stesse forze
l’hanno annientato. Ve lo dico nella speranza che vi rendiate conto del
pericolo che correte anche voi, anche se so che quasi certamente non saranno
certo le mie parole a dissuadervi».
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