martedì 28 marzo 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 358° pagina.


non vorranno andarsene fino a quando scopriranno chi è! Gli ho puntato la mia lancia contro, e dopo pochi istanti erano di nuovo qua. Si danno il turno, persino! Ci rinuncio!».

«Ma non lo scopriranno da noi! Che vadano al Santuario di Silen, a scoprirlo!».

«No, dottore! No!» gridò di nuovo la guardia, rimettendosi sull’attenti  «Ne abbiamo già di baraonde al Santuario! Non ce li mandate là!».

«Oh, ci sarebbero arrivati in ogni caso! Non vi sembra?».

Infatti alcuni cominciarono a mormorare e domandare cosa c’entrasse il Santuario d’Ambra.

«Abbiamo perso abbastanza tempo, Reverenda Madre! Rimettiamo il corpo del povero Maxtran nel suo sudario e riportiamolo alla sua famiglia, perché possano prepararlo per i funerali. L’Eminente Pontefice sarà ansioso di sapere il mio responso».

«Oh beh, non che questa autopsia sia servita a molto…. Una vera fortuna che non abbiate dovuto sventrarlo come un maiale. Quello specchio alchemico ci ha risparmiato altre perdite di tempo».

Poco dopo, mentre tornavano verso il Santuario d’Ambra sul cocchio, Harali volle saperne di più di Loraisan.

«Un così bel bambino…. Non ho mai visto un bambino così bello. Con quei grandi occhi neri, intensi. Occhi che parlavano. E con un bel nome anche. È figlio di contadini, immagino…».

«Sì, è l’ultimo nato dei Ferstran, la famiglia che possiede quel gran meleto sui fianchi della collina più vicina al villaggio. I suoi genitori hanno affidato a me la sua istruzione. Ha già imparato a leggere e scrivere in modo discreto».

«I Ferstran! Ma guarda! Una delle loro ragazze dovrà entrare molto presto nel mio eremo per la consacrazione triennale. Eukeni Ferstran, per la precisione».

«So che fate molto per le figlie degli etarna, per quanto riguarda l’istruzione e l’apprendimento di un mestiere qualificato, Reverenda Madre. E in questo avete tutta la mia approvazione. Anche se sono preoccupato di come le potrete istruire, considerando chi fu il vostro maestro».

Harali ignorò la frecciata, e continuò a parlare di Loraisan e dei suoi bellissimi occhi neri, come se niente fosse.

«Non sapevo che Eukeni avesse un così bel fratellino…. quei grandi occhi neri. Incredibili!»

Poi tacque. Velthur aveva osservato il suo sguardo, la sua espressione mentre parlava di Loraisan, e aveva avuto la netta sensazione che l’improvvisa infatuazione della sacerdotessa per il bamibno fosse qualcosa di più di una normale attrazione di una donna senza figli per un bambino di bell’aspetto. Era come se ne fosse perdutamente affascinata. Come se lo sguardo del bambino l’avesse ammaliata, ipnotizzata.

Non poteva però ancora immaginare quanto.

Come si era aspettato, lo scalpore per la morte di Maxtran fu enorme. Il popolino non credette per un solo momento che il sacerdote del grande Santuario fosse morto di morte naturale. Maxtran era noto essere un uomo forte, ancora in perfetta buona salute nonostante l’età avanzata.

Avvelenamento, questa era la spiegazione che la gente del villaggio accettava, e che poi trasmetteva ai pellegrini che giungevano quotidianamente in zona.

La spiegazione ufficiale della morte di Maxtran era un banalissimo attacco cardiaco. I medici dei Thyrsenna sapevano da tempo cosa erano gli infarti, e anche da cosa potevano essere causati. E da tempo avevano cominciato a mettere in guardia da certi eccessi anche i più ignoranti plebei. Maxtran, in quegli ultimi anni era ingrassato alquanto, a causa del benessere economico, e per questo a Mezenthis sembrò che la cosa sarebbe sembrata abbastanza credibile, a ragione. Qualcuno ci credette, o fece finta di crederci.

Ma c’erano altre voci, altre storie a cui non poté impedire di circolare, che dicevano che il Reverendo Padre era stato vittima di una punizione celeste. In qualche modo, doveva avere offeso Silen, e Lui in contraccambio l’aveva schiantato a terra proprio nel suo Santuario.

Perché altrimenti sarebbe morto, in modo improvviso, proprio davanti al suo altare, mentre officiava il rito della luna nuova? Il fatto che fosse avvenuto in quel modo e in quel momento, era già di per sé una prova.

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