Ma quella sera, non poté fare a meno di accennare al suo
strano incontro con i suoi famigliari, quando si trovarono tutti a tavola per
la cena.
«Sai, padre, oggi ho visto un uomo nordico per la prima
volta! Aveva i capelli rossi proprio come mi hai detto tu e come c’è scritto
nei libri del dottor Laran».
«Non ci sono nordici qui ad Arethyan!» interloquì il
fratello undicenne, Larth.
«E che ne sai? Poteva essere un viandante di passaggio!» lo
apostrofò Syndrieli.
«Che aspetto aveva?» chiese Larsin.
«Era alto, grosso, pieno di tatuaggi sulle braccia, e penso
che ne avesse altri sotto i vestiti…. con questi lunghi capelli rossi, molto
lunghi, e una strana barba intrecciata… una volta ho visto un’illustrazione in
un libro che mostrava i guerrieri nordici che portavano trecce nei capelli e
nelle barbe… ma non era vestito da guerriero, era uno schiavo. Portava un
cerchio dorato alla caviglia, e accompagnava un giovane athum, ma non erano a cavallo, nemmeno su di un cocchio. Non so chi
fossero, non ricordo di averli mai visti».
«Ah, ho capito chi sono. L’uomo è Kernon, lo schiavo nordico
dei Vipinas. Appartiene al popolo dei Gaelna, che vivono molto ma molto lontano
da qui, nelle remote terre del nord-ovest…. Lui e l’altra schiava dei Vipinas,
Nemerarn, sono gli unici nordici che vivono da queste parti.
Il giovane invece doveva essere Thefren, il figlio maggiore
dei Vipinas.
Eh, per le famiglie degli athumna avere uno schiavo nordico è una questione di prestigio….».
«Perché, padre?».
«E chi lo sa? Forse perché sono strani, e i nobili vogliono
sempre possedere cose che attirano l’attenzione, che magari fanno invidia agli
altri casati… oppure per ricordare sempre a tutto il popolo che noi Thyrsenna
siamo superiori a quei selvaggi, chissà… dimmi, ti sei spaventato nel
vederlo?».
«Beh, quando l’ho visto sì, un po’, però appena mi ha visto
mi ha salutato e mi ha sorriso, poi ha proseguito con il ragazzo, il quale
invece manco mi ha degnato di uno sguardo! Doveva essere proprio il suo
padrone, allora».
«Lo senti, Syndrieli? Ha solo otto anni, ma già pensa e
parla come un adulto! Ha capito già come funziona il mondo».
Syndrieli non rispose, ma domandò tutt’altro argomento.
«Ma tu lo conosci, quel Kyrnan?»
«Kernon. Si chiama Kernon. Sì, lo conosco, viene a volte a
bere al Kran Belz. Le sue padrone gli concedono di uscire la sera con un po’ di
soldi. Lui dice che lo fanno per tenerlo buono.
E si ubriaca più di me, se è questo che vuoi sapere. Un tipo
divertente, gran chiacchierone. Uno sbruffone millantatore. Quando arriva si
mette subito a tracannare birra, poi passa al vino, lo tiene per ultimo perché
gli piace di più, e vuole goderselo quando è già brillo.
Ai nordici piace molto il vino, perché nel Grande Nord non
ce l’hanno, non crescono viti perché fa troppo freddo, o forse non le sanno
coltivare, non lo so. Fatto sta che con il vino si ubriaca alquanto e comincia
a parlare, a parlare… e noi ci divertiamo a sentire le sue storie assurde e le
sue sbruffonate sul suo paese, sulle battaglie fra tribù, sulle belve che
popolano le foreste…. ».
Larsin scoppiò a ridere ripensando alle serate con il Gael.
«Quando è proprio ubriaco, si spoglia nudo per far vedere a
tutti le cicatrici delle battaglie e i tatuaggi che ha un po’ dappertutto sul
corpo. Sono tatuaggi magici che i guerrieri nordici si fanno come protezione
dalle armi nemiche. Il bello è che quei pazzi vanno in battaglia completamente
nudi, per far vedere il loro coraggio. Dicono di non temere la morte, perché
non bisogna temerla.
Dicono che la vera vita è nell’anima, e che se muori in
battaglia per l’onore del tuo popolo, la tua anima va in un regno meraviglioso aldilà
del Mare d’Occidente, su isole incantate, per poi tornare dopo molti anni e
reincarnarsi in un nuovo corpo, magari in uno dei propri stessi discendenti.
Una volta un mio amico fece l’errore di chiedergli come mai, se davvero
i guerrieri nordici hanno una così grande fede nella vita eterna dell’anima,
lui non era morto impavidamente in battaglia ma si era lasciato catturare dai
nostri soldati. Ovviamente ne è venuta una bella rissa, e a Kernan è stato
proibito per un bel pezzo di venire in osteria. Pensate: la padrona del Kran
Belz, la matriarca Holai