lunedì 1 maggio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 378° pagina.


Penthenetul, quel donnone tanto gioviale che all’occorrenza sa essere feroce come una tigre delle nevi, l’ha buttato fuori sulla strada, lui e i suoi vestiti sparsi per terra, a suon di bastonate! Poi però dopo un paio di mesi l’ha lasciato tornare a bersi le birre, ma non più di tre per sera…. e un boccale di vino di quelli leggeri….da allora si è comportato abbastanza bene, nel senso che Holai non l’ha più buttato fuori, anche se fa sempre lo sbruffone. È un gran bugiardo e racconta un sacco di storie incredibili su cose che avrebbe visto, fatto e vissuto là nel Grande Nord».

«Bei tipi, che frequentano il Kran Belz!» esclamò Syndrieli «È ancora peggio di quel che pensassi, dopo che hanno cominciato ad arrivare i pellegrini del Santuario!» Scommetto che sei anche amico suo? E magari dà anche fastidio alle nostre ragazze! Mi figuro come si sentirebbe una matriarca che vedesse sua figlia ricevere di notte la visita di quel selvaggio rosso, e magari dover allevare qualche testa rossa come nipote!».

«Oh, per quello puoi stare tranquilla! A Kernon non interessano le donne, quelli che infastidisce sono sempre i maschi! Mi ha detto che al suo paese è una cosa del tutto normale che gli uomini giacciano insieme, anche in tre! Lui dice che i Gaelna si sposano e fanno figli solo per la continuità della stirpe, ma che per loro è l’amore tra uomini che vale davvero, perché l’amore per una donna finisce per indebolire il guerriero, mentre l’amore per un uomo lo fortifica e accresce il legame con i commilitoni, a tal punto che tutti sono pronti a dare la vita per i compagni, tanto è il legame amoroso che hanno tra loro. E lui non ha rinunciato a questa tradizione. Quando è ubriaco, cerca sempre di abbracciarti e ti recita poesie d’amore…. Noi lo lasciamo fare perché è divertente. Anche perché è così strano…. lui non cerca i fanciulli, quelli a cui deve ancora crescere il pelo, come è normale per un uomo adulto. Lui li cerca proprio della sua stessa età! Mai visto un tipo del genere! Ma immagino che al suo paese sia una cosa normale….».

Syndrieli storse la bocca, perché faceva fatica di immaginarsi due maschi adulti che giacevano assieme. Per i Thyrsenna era normale l’amore fra un uomo adulto e un fanciullo adolescente, quando ancora ha la bellezza e la delicatezza di una donna, ma l’amore fra due uomini pelosi e sgraziati le appariva assurdo; tuttavia non fece ulteriori commenti. Pensò che era meglio che quello schiavo ubriacone non spargesse il suo seme selvaggio nel grembo di qualche brava ragazza della zona. Ragazze che avrebbero potuto essere anche le sue figlie, che ormai erano tutte o quasi vicine al momento in cui avrebbero avuto il permesso di praticare il matrimonio notturno.

Loraisan rimase colpito da quello che aveva raccontato il padre, e la sua fantasia cominciò a partire, come al solito.

Si ripromise di cercare fra i libri dell’eremo qualcosa che parlasse dei popoli nordici e dei loro usi e costumi. Lo affascinava in particolar modo la credenza che i guerrieri morti in battaglia fossero destinati ad andare in un regno paradisiaco aldilà del mare per poi tornare dopo molti anni e vivere una nuova vita su Kellur.

Quella notte sognò i Gaelna, un’orda immensa che calava dalle montagne come una marea di formiche, urlando selvaggiamente con le loro barbe rosse, i loro corpi tatuati, i loro elmi cornuti, così come li aveva visti in alcune illustrazioni.

Lui li vedeva avanzare verso la sua casa, il suo paese, e rimaneva paralizzato dalla paura, pensando a cosa poteva fare. Poi si accorgeva di avere in mano una sorta di bastone, o di lungo scettro, di pesante metallo, e guardandosi le mani si accorse che erano le mani villose e grandi, dalla pelle indurita, di un uomo adulto. Poi, stranamente, fu come se si vedesse in uno specchio, e scoprì di non essere più un bambino, ma un uomo alto, grande e forte, con una lunga barba nera.

A quel punto, piantava l’asta di metallo nel terreno con tutta la sua forza, creando un crepaccio che rapidamente si trasformava in una voragine che inghiottiva le schiere di invasori.

Dopodiché il sogno finì, per lasciare il posto ai primi bagliori del mattino.

Ma se l’aurora segnava la fine di un sogno per Loraisan, nell’eremo invece fu l’annuncio di un incubo vissuto nella realtà.
Nei monasteri il giorno di usiltin era il più difficile da passare, perché non c’era niente da fare dalla mattina alla sera. Lavorare era proibito, e venivano considerate “lavoro” anche attività che avevano

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