essa. Qualcosa a cui apparteneva, un qualcosa di ignoto e
inimmaginabile, che trascendeva ogni aspettativa e ogni conoscenza non solo
sua, ma di chiunque altro.
Molto tempo dopo, quando quella sensazione sarebbe divenuta
familiare, e i suoi pensieri e parole di bambino fossero divenute quelle di un
adulto, le avrebbe dato un nome.
L’avrebbe chiamato l’Orizzonte Splendente, un qualcosa verso
cui si sentiva invincibilmente proiettato, qualcosa che si stendeva sempre di
fronte a lui senza mai farsi veramente vedere, ma solo avvertire.
Qualcosa che un giorno avrebbe assunto un nome e un volto
ben precisi, in un futuro indefinito, senz’altro molto lontano, poiché sentiva
che tale presenza indefinita era nello stesso tempo infinitamente vicina e
infinitamente lontana da lui. A pochi passi, eppure persa in un abisso di
lontananza oltre i più lontani orizzonti conosciuti.
Tutta la sua vita, avrebbe imparato molto tempo dopo,
sarebbe stata dedicata solo a definire l’Orizzonte Splendente, a trovarlo, ad
attendere la sua manifestazione, anche se avesse dovuto impiegarci tutto il tortuoso
corso della sua vita.
CAP. XXX: L’INCONTRO COL TERRORE
Passò un anno relativamente tranquillo, nel piccolo
villaggio di Arethyan. Il ciclo del
tempo non poteva interrompersi a causa di qualche strana anomalia nelle vicende
degli Uomini. La Natura seguiva sempre il suo corso e così anche le tradizioni
della gente comune.
Certo, riguardo Arethyan c’era sempre qualcosa di cui
chiacchierare che era molto più strano o preoccupante di quello che si sentiva
raccontare riguardo altri paesi della pianura e delle montagne.
Le voci su strane possessioni e apparizioni si erano di
nuovo propagate, e quasi tutte giravano attorno al Santuario d’Ambra. Mentre
sette anni prima le paurose dicerie erano state solo la materia per racconti di
spiriti, fantasmi e orrendi demoni che spiavano nella notte e terrorizzavano
viandanti e abitanti di case ritenute infestate, questa volta tutto si era
colorato di tinte mistiche. Si parlava di prodigi e di miracoli, e di
apparizioni demoniache che proferivano agghiaccianti profezie nella notte a
terrorizzati pellegrini.
Un gruppo di ragazzi avevano visto una strana figura nera,
alta e ammantata, danzare forsennatamente e in modo inquietante in cima a una
collina, ma quando avevano provato ad avvicinarsi per guardarla più da vicino,
non avevano più visto nessuno.
Una donna al crepuscolo aveva sentito un coro di voci
cantare una stranissima melodia con il suono di strumenti sconosciuti,
provenire dal limitare del bosco accanto alla sua casa, dove brillavano delle
strane luci. Ma quando va a cercare i cantori, non trova nessuno, e tutto sembra
essere tornato avvolto dal silenzio e dall’oscurità.
Un bambino aveva visto sorgere dal fiume un gigantesco
serpente acquatico, con le squame dai mille colori lucenti e con una cresta di
piume scarlatte, che sembravano una cresta di gallo. Terrorizzato, aveva
chiamato i famigliari, i quali avevano fatto appena in tempo a vedere il mostro
scomparire in lontananza lungo il corso del fiume.
Nella notte, misteriose voci sussurrano linguaggi
incomprensibili, mani misteriose bussano alle porte, misteriose luci scarlatte
vengono viste vagare fra i boschi delle colline, mentre di giorno contadini
attoniti vedono orme di nudi piedi invisibili formarsi nel fango dei campi e
degli orti presso le loro case.
Le dicerie popolari parlavano di strani scherzi delle Fate,
ma altri dicevano che non erano le maliziose e irriverenti Custodi del Fato, a provocare
queste apparizioni, ma qualche forza ben più oscura, nata dagli abissi degli
Inferi, nelle profondità della Madre Terra, nel regno dei defunti rimasti
lontani dalla Luce di Sil.
Ma la versione che si diffondeva di più, soprattutto tramite
le predicazioni di certi sacerdoti e di certi pellegrini, era che si trattasse
solamente di segni dello sfavore divino, che lancia moniti a coloro che si
erano allontanati dalla verità del Ninursha Silal.
Nessun commento:
Posta un commento