domenica 21 maggio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 384° pagina.


L’Eminente Pontefice Mezenthis vigilava con mano di ferro, proibendo il possesso di armi a tutti i pellegrini e gli stranieri che si avvicinavano al Santuario. La tensione che aleggiava attorno al sacro ipogeo era sempre percepibile.

Di questo, il piccolo Loraisan sapeva poco o nulla. Isolato nell’eremo in mezzo a quelle strane donne rasate a zero e perennemente vestite di bianco e azzurro, la sua mente era concentrata tutta su altre cose, e assorbiva conoscenze come una spugna. Le regole rigide dell’eremo, che in parte doveva seguire anche lui, non gli pesavano più di tanto, a causa del suo carattere solitario e meditativo, e che con il tempo sarebbe diventato anche piuttosto perfezionista e rigoroso.

Le monache gli facevano leggere soprattutto testi religiosi e libri di storia, poemi classici e biografie di grandi personaggi, e per il resto dicevano anche loro che “certi altri libri e certe materie le avrebbe studiate quando sarebbe stato più grande, perché troppo difficili per lui”.

Il che lo frustrava anche più di quando lo sentiva dire dagli adulti della sua famiglia, o quando glielo diceva il dottor Laran.

Era convinto, da quello che gli avevano narrato dell’eremo delle Spose di Sin, che queste avessero avuto molta più sapienza di chiunque altro nella contrada di Arethyan e dintorni.

Tra l’altro, tutto quello che le riguardava gli appariva così strano, così avvolto dalla segretezza, che dopo un po’ cominciò a credere che nascondessero chissà quali segreti.

Fra le prime letture di Loraisan ci fu uno dei testi fondamentali di tutti i sacerdoti del Veltyan:  Il Libro degli Dei e del Mondo, scritto dal grande sacerdote e pensatore Elaxantrin Milesakni il Venerabile, vissuto più di duemila anni prima.

Era stato questo grande teologo che aveva sistematizzato il culto di Sil, formulando una serie di dottrine teologiche, filosofiche e morali che avevano dato una fisionomia unitaria ai culti dei vari Dei dei Thyrsenna e in particolare della loro divinità suprema Sil, la Dea del Sole.

Quando, durante le sue lezioni, Harali gli aveva dato una copia di quel libro sacro spiegandogli il suo contenuto, Loraisan ne fu entusiasta, perché sperava di trovare in esso la risposta a tutte le domande che si poneva sugli Dei e sugli antichi miti che li riguardavano, e in particolar modo sui misteri dell’origine del mondo e dell’umanità.

Lo interessò soprattutto la vita del Venerabile Elaxantrin, di cui si sapeva molto poco, e che aveva non pochi lati oscuri e misteriosi. Pareva che fosse stato di umili origini per parte di madre, ma che suo padre fosse stato un principe della città di Atri.

Divenuto adulto, si era imbarcato ancora molto giovane su una nave che commerciava con l’Oriente, e a quanto pareva l’aveva fatto per raggiungere Iubar e conoscere i misteri del mondo prima del Diluvio.

Ritornato in patria dopo ventitré anni, raccontò di essere stato molto oltre le rovine di Iubar e di essere giunto sulle Montagne Celesti nel più remoto Oriente, dove aveva conosciuto un ordine di antichi sacerdoti che gli avevano insegnato le loro dottrine.

Dopodiché Elaxantrin aveva scritto il Libro degli Dei e del Mondo, che subito molti kametheina avevano considerato un libro ispirato da Sil stessa, e che con il passare del tempo era diventato la fonte dei dogmi teologici e il fondamento della mistica della religione dei Thyrsenna.

Era proprio il tipo di storia che affascinava Loraisan, soprattutto perché parlava dei lontani paesi dell’Oriente, su cui fantasticava praticamente ogni giorno, ogni volta che contemplava la catena delle Montagne della Luna dalle finestre dell’eremo, o dal suo vasto orto.

Man mano che la sua cultura si accresceva, man mano che scopriva cose nuove del mondo in cui viveva, si convinceva che aldilà delle pallide montagne orientali dovessero celarsi dei grandi misteri antichi, e che chi li avesse svelati sarebbe stato  ricompensato con gloria e meraviglie infinite.

Questa sua fantasiosa aspirazione finì con il diventare una vera e propria ossessione, attorno a cui ruotavano tutte le sue letture e tutti i suoi interessi.

Da quella mattina che aveva guardato le Montagne della Luna come se le vedesse per la prima volta, ogni volta che pensava ai misteri del lontano Oriente di là dalle montagne, sentiva vagamente quella sensazione magica che si rinfocolava in lui.

Nessun commento:

Posta un commento