occhi bianchi, a forma di mandorla. Una testa che, oltre che
spaventosamente enorme, era anche immensamente sinistra. La testa di un maligno
insetto di specie sconosciuta.
Ma era un insetto che doveva essere grande come l’intero
villaggio di Arethyan se non di più. Assurdo, grottesco nella sua impossibile
grandezza, s’innalzava lentamente sopra la vetta, aggrappandosi con le sue
molte, sottili zampe di ragno.
A quel punto Akleini cominciò a urlare, un grido spaventoso
e senza fine. Sembrava che la stessero uccidendo. Le altre consorelle,
interrompendo il loro gioco, non si accorsero subito del motivo delle sue urla.
Le corsero incontro e le urlarono a sua volta di calmarsi e di spiegare loro
che stava succedendo, ma lei continuava a urlare fissando la cima del
Perpennin, e solo quando una delle sue consorelle le giunse di fronte, ebbe la
buona idea di guardare dove stava guardando lei.
Un secondo dopo la fanciulla crollò a terra svenuta, come un
burattino a cui avessero tagliato i fili.
Il gigantesco mostro ora era emerso da dietro la montagna, e
troneggiava sulla cima come un ragno troneggia nella sua ragnatela. Le sue
lunghissime e sottili zampe, che reggevano un nero corpo affusolato come quello
di una mantide o di una cavalletta, sembravano afferrare la cima come se
volesse strapparla dalle rocce, mentre la testa ruotava attorno sopra un
sottile collo articolato, come se stesse cercando qualcosa nelle valli
circostanti.
Alle urla di Akleini si aggiunsero le urla di tutte le altre
ragazze, perlomeno di quelle che non erano svenute dal terrore.
Alcune rimanevano paralizzate in piedi, altre correvano
verso le porte dell’eremo.
Harali in quel momento si trovava nella sua stanza a leggere
uno dei libri di teologia misterica della biblioteca dell’eremo, quando sentì
le urla spaventose che provenivano dagli orti. Il suo alloggio si trovava accanto
al portone d’entrata al pianterreno, e quindi non ci mise molto a raggiungere
le consorelle, tre delle quali avevano già raggiunto il cortile interno.
Ma erano troppo isteriche per riuscire a spiegarsi, e quindi
Harali dovette uscire dall’eremo, verso le altre fanciulle che continuavano a
urlare o che semplicemente rimanevano ferme tremando da capo a piedi,
limitandosi ad ansimare e gemere, guardando il mostro che se ne stava ancora
sulla cima del Perpennin.
Quando Harali lo vide, si bloccò, ma non urlò. Tirò solo un
grande sospiro gemente, poi rimase ferma, tremante.
Alzò la mano sinistra proferendo un’invocazione a Sil di
liberazione dai Demoni Oscuri.
Ma l’essere stava già cominciando a mutare di aspetto,
quando Harali lo vide. La matriarca dell’eremo poté cogliere solo gli ultimi
istanti di quell’assurda apparizione, perché la sua nera figura cominciò subito
a confondersi e a divenire evanescente, come se venisse avvolta da una nebbia
che la rendeva sempre più grigia e trasparente, finché alla fine, al posto
dell’immenso mostro grande come un paese, non rimase che un ammasso di piccole
nuvole argentee che si staccavano dalla cima per dissolversi nel cielo, ben
presto di nuovo completamente terso e luminoso.
Quando fu svanito del tutto, Harali si guardò attorno e
cominciò a pensare a calmare la sua sconvolta comunità di sacerdotesse monache.
Un paio di loro dovette prenderle a schiaffi, perché
continuavano a urlare istericamente, mentre quelle che erano rimaste dentro
l’eremo, solo allora stavano uscendo per vedere cosa era successo.. Akleini
invece si era ripiegata su se stessa ai piedi del noce, in posizione fetale,
tremando e fissando il vuoto nel più completo silenzio. Dovettero raccoglierla
in due per portarla dentro l’eremo.
Poco per volta si ripresero tutte, fuorché Akleini. La
maggior parte delle monache che avevano visto l’orrenda visione continuarono ad
avere incubi spaventosi per molto tempo. Una sviluppò una fobia invincibile per
i ragni e gli insetti. Altre due divennero balbuzienti, ma Akleini perse del
tutto la parola.
Anni dopo, qualcuna di loro, finito il triennio monastico e
fattasi ricrescere i capelli, scoprì che erano divenuti bianchi, nonostante la
giovane età.
Quando Harali ebbe completamente ripreso controllo della
situazione, riunì tutte le monache nel tempietto di Sin, per passare tutta la
giornata con preghiere, riti, offerte ed invocazioni esorcistiche.
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