domenica 7 maggio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 380° pagina.


occhi bianchi, a forma di mandorla. Una testa che, oltre che spaventosamente enorme, era anche immensamente sinistra. La testa di un maligno insetto di specie sconosciuta.

Ma era un insetto che doveva essere grande come l’intero villaggio di Arethyan se non di più. Assurdo, grottesco nella sua impossibile grandezza, s’innalzava lentamente sopra la vetta, aggrappandosi con le sue molte, sottili zampe di ragno.

A quel punto Akleini cominciò a urlare, un grido spaventoso e senza fine. Sembrava che la stessero uccidendo. Le altre consorelle, interrompendo il loro gioco, non si accorsero subito del motivo delle sue urla. Le corsero incontro e le urlarono a sua volta di calmarsi e di spiegare loro che stava succedendo, ma lei continuava a urlare fissando la cima del Perpennin, e solo quando una delle sue consorelle le giunse di fronte, ebbe la buona idea di guardare dove stava guardando lei.

Un secondo dopo la fanciulla crollò a terra svenuta, come un burattino a cui avessero tagliato i fili.

Il gigantesco mostro ora era emerso da dietro la montagna, e troneggiava sulla cima come un ragno troneggia nella sua ragnatela. Le sue lunghissime e sottili zampe, che reggevano un nero corpo affusolato come quello di una mantide o di una cavalletta, sembravano afferrare la cima come se volesse strapparla dalle rocce, mentre la testa ruotava attorno sopra un sottile collo articolato, come se stesse cercando qualcosa nelle valli circostanti.

Alle urla di Akleini si aggiunsero le urla di tutte le altre ragazze, perlomeno di quelle che non erano svenute dal terrore.

Alcune rimanevano paralizzate in piedi, altre correvano verso le porte dell’eremo.

Harali in quel momento si trovava nella sua stanza a leggere uno dei libri di teologia misterica della biblioteca dell’eremo, quando sentì le urla spaventose che provenivano dagli orti. Il suo alloggio si trovava accanto al portone d’entrata al pianterreno, e quindi non ci mise molto a raggiungere le consorelle, tre delle quali avevano già raggiunto il cortile interno.

Ma erano troppo isteriche per riuscire a spiegarsi, e quindi Harali dovette uscire dall’eremo, verso le altre fanciulle che continuavano a urlare o che semplicemente rimanevano ferme tremando da capo a piedi, limitandosi ad ansimare e gemere, guardando il mostro che se ne stava ancora sulla cima del Perpennin.

Quando Harali lo vide, si bloccò, ma non urlò. Tirò solo un grande sospiro gemente, poi rimase ferma, tremante.

Alzò la mano sinistra proferendo un’invocazione a Sil di liberazione dai Demoni Oscuri.

Ma l’essere stava già cominciando a mutare di aspetto, quando Harali lo vide. La matriarca dell’eremo poté cogliere solo gli ultimi istanti di quell’assurda apparizione, perché la sua nera figura cominciò subito a confondersi e a divenire evanescente, come se venisse avvolta da una nebbia che la rendeva sempre più grigia e trasparente, finché alla fine, al posto dell’immenso mostro grande come un paese, non rimase che un ammasso di piccole nuvole argentee che si staccavano dalla cima per dissolversi nel cielo, ben presto di nuovo completamente terso e luminoso.

Quando fu svanito del tutto, Harali si guardò attorno e cominciò a pensare a calmare la sua sconvolta comunità di sacerdotesse monache.

Un paio di loro dovette prenderle a schiaffi, perché continuavano a urlare istericamente, mentre quelle che erano rimaste dentro l’eremo, solo allora stavano uscendo per vedere cosa era successo.. Akleini invece si era ripiegata su se stessa ai piedi del noce, in posizione fetale, tremando e fissando il vuoto nel più completo silenzio. Dovettero raccoglierla in due per portarla dentro l’eremo.

Poco per volta si ripresero tutte, fuorché Akleini. La maggior parte delle monache che avevano visto l’orrenda visione continuarono ad avere incubi spaventosi per molto tempo. Una sviluppò una fobia invincibile per i ragni e gli insetti. Altre due divennero balbuzienti, ma Akleini perse del tutto la parola.

Anni dopo, qualcuna di loro, finito il triennio monastico e fattasi ricrescere i capelli, scoprì che erano divenuti bianchi, nonostante la giovane età.

Quando Harali ebbe completamente ripreso controllo della situazione, riunì tutte le monache nel tempietto di Sin, per passare tutta la giornata con preghiere, riti, offerte ed invocazioni esorcistiche.

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